Il tempismo è praticamente tutto in casi come questi. Lo ha spiegato sia Fedez che il chirurgo che pochi giorni fa, il 22 marzo scorso esattamente, lo ha operato. Si sta parlando di Massimo Falconi, direttore del Centro del Pancreas del San Raffaele di Milano, che ha rilasciato un’esaustiva ed importante intervista al Corriere della Sera, in cui ha spiegato dettagliatamente i problemi del tumore neoendocrino al pancreas.
Intanto il rapper marito di Chiara Ferragni si sta riprendendo dall’intervento chirurgico durante il quale gli hanno asportato il tumore ed una parte di pancreas, che è durato oltre sei ore. Un momento infinito per l’imprenditrice digitale e la sua numerosa famiglia, catapultati nella realtà di una malattia simile in solo una settimana. Appena il 32enne lo ha scoperto, nel giro di pochi giorni è dovuto correre sotti ai ferri.
Fedez e il tumore al pancreas, parla il medico che lo ha operato
“Oltre ad essere rari, i Nets (dall’inglese Neuro-Endocrine Tumors) sono quasi sempre silenziosi e solo nel 20% dei casi danno sintomi legati all’iperproduzione di ormoni”, ha cominciato Massimo Falconi. “Un gruppo di neoplasie diverse fra loro, alcune aggressive e altre indolenti, ossia che evolvono lentamente”.
“Sono tumori che hanno origine dal sistema neuroendocrino, fatto di cellule con caratteristiche tipiche sia delle cellule endocrine, che producono gli ormoni, sia nervose. Sono presenti in tutto l’organismo, quindi i NETs possono colpire vari organi quali pancreas, intestino, polmoni, tiroide, timo o ghiandole surrenali”.
Quando l’intervistatore gli ha chiesto la gravità del caso di Fedez il chirurgo ha spiegato: “È difficile dare una risposta univoca per le decine di sottotipi diversi di tumori neuroendocrini. Dall’aspetto delle cellule neoplastiche, i NETs si possono suddividere in ‘ben differenziati’, che crescono lentamente e sono meno aggressivi (ma sempre potenzialmente maligni, possono dare metastasi pure dopo anni) e ‘scarsamente differenziati’, che si sviluppano velocemente e hanno più probabilità di essere metastatici sin dall’inizio”.
Poi è passato a specificare un fatto a proposito del piano terapeutico. “Siamo di fronte a patologie molto diverse fra di loro, che richiedono un approccio personalizzato. Se il tumore viene scoperto agli inizi ed è localizzato, la chirurgia radicale, ossia l’eliminazione della la massa neoplastica, può portare a guarigione in alte percentuali”, ha detto riferendosi anche alla situazione del papà di Leone e Lucia Ferragni. “Spesso l’intervento è difficile: punta a asportare del tutto il male, tutelando più possibile la funzione dell’organo”.
Dai Nets si può dunque guarire e tutti si augurano tale destino per Federico Lucia, all’inizio del capitolo più critico e spaventoso della sua giovane esistenza. “Anche in questo caso tutto dipende dal genere di tumore del singolo malato e dallo stadio della neoplasia al momento della diagnosi (se è in fase iniziale o avanzata)”.
“La sopravvivenza a 5 anni nel nostro paese è alta, superiore al 60 per cento. Grazie alle nuove terapie abbiamo fatto passi in avanti significativi. È però determinante essere curati in centri di riferimento, dove operano gruppi multidisciplinari di esperti perché servono le competenze di più specialisti”, ha concluso.
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